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LE SCOMODE VERITÀ – Recensione di Giuseppe Lalli giornalista al libro “Le scomode verità nella II Guerra mondiale” di Vincenzo di Michele

22 Marzo 2024

LE SCOMODE VERITÀ DI VINCENZO DI MICHELE

di Giuseppe Lalli

Vincenzo Di Michele, già autore di successo di libri come Io, prigioniero in Russia, Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso, L’ultimo segreto di Mussolini, Cefalonia, io e la mia storia, Alla ricerca dei dispersi in guerra, per citarne solo alcuni, ci presenta la sua ultima fatica di ricercatore instancabile di episodi dell’ultima guerra mondiale, dramma che ha segnato due generazioni di italiani, quella dei nostri padri e quella dei nostri nonni, e i cui echi terribili ancora non si spengono. Le scomode verità nascoste nella II guerra mondiale è il titolo del libro, composto di undici brevi ma densi capitoli, appena pubblicato per i tipi di Edizioni Vincenzo Di Michele.

Nel libro, accanto ad episodi già noti e controversi (come la complicità, che l’autore ipotizza con argomenti convincenti, tra i comandi italiani e quelli tedeschi in ordine alla rocambolesca liberazione di Mussolini prigioniero sul Gran Sasso il 12 settembre del 1943, nel contesto di una nazione allo sbando; o la tragedia, di poco posteriore, dei soldati italiani a Cefalonia all’indomani dell’armistizio di Cassibile, un eccidio immane di migliaia di soldati per la maggior parte poco più che ventenni che a giudizio di Di Michele, a dispetto di una certa retorica fiorita sul terribile episodio, «si poteva e doveva evitare »; o la sorte dei soldati in Russia, che l’autore del libro presenta come una pagina rimossa della storia nazionale), trovano posto argomenti scottanti e che mettono a dura prova il giudizio morale, come quando l’autore, al di là delle dirette  responsabilità dei gerarchi nazisti, invita il popolo tedesco stesso a fare i conti con la propria coscienza; o quando non esita a mettere sul banco degli imputati il governo americano per lo sgancio, nell’agosto 1945, delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, che provocarono  la morte istantanea di più di centomila persone e una scia di effetti collaterali sui sopravvissuti che durarono anni.

Un’ecatombe che Di Michele assimila ai crimini contro l’umanità, che si poteva, a suo parere, evitare e che, ben al di là delle esigenze strategiche contingenti, ai vertici politici e militari americani apparve utile – egli asserisce – come ostentazione di una potenza devastante da usare come deterrente nei confronti di futuri potenziali avversari.

Nella maggior parte del libro l’autore sciorina davanti ai nostri occhi una galleria degli orrori che lascia il lettore col fiato sospeso. Nel primo capitolo si parla delle donne schiavizzate dai nazisti e in particolare dell’atteggiamento sprezzante nei riguardi delle prostitute polacche. 

Sul fronte orientale – si legge in una delle prime pagine – i tedeschi violentarono le donne russe […] (e) in Ucraina e Bielorussia rastrellarono e sterilizzarono le giovani donne e poi le assoldarono per soddisfare i desideri sessuali del loro esercito.

Si apprende che nella stessa Germania, ridotta a fine conflitto in un immenso campo di macerie, con milioni di morti e pochi uomini giovani sopravvissuti, molte furono le donne tedesche che,

…pur di dare un sostegno economico ai lori figli, intrapresero relazioni sessuali con i soldati delle forze alleate. Ragazze, vedove furono costrette a prostituirsi in cambio di soldi, calze, cioccolato, vari altri generi alimentari e capi di abbigliamento.

Accanto a sconosciute storie di ordinaria disumanità da parte dei nazisti (esperimenti, come quelli di Josef Mengele, che nulla avevano di scientifico e molto di gratuita malvagità), l’autore non manca di denunciare esperimenti spregiudicati su animali anche da parte degli eserciti alleati.

Nello scritto, tra il molto altro, si nomina di passaggio Adolf Eichmann, il “burocrate dello sterminio” catturato dai servizi israeliani e giustiziato, vicenda che ispirò alla filosofa Hannah Arendt  il libro La banalità del male; si parla di Matthias  Defregger, capitano della Wehrmacht, diventato poi vescovo, coinvolto nel giugno 1944, nella sua qualità di comandante, nell’eccidio di Filetto, frazione dell’Aquila, di cui ricorrono quest’anno ottanta anni; si rievoca la misteriosa scomparsa dello scienziato Ettore Majorana, avvenuta a fine marzo 1938.

E poi, a margine di tragedie che in parte si conoscevano, ci sono vicende meno note, drammi non conosciuti nella loro effettiva dimensione e spesso di raccapricciante gravità, anche a carico di soldati degli eserciti di liberazione, fatti che l’autore asserisce essere noti ai comandi alleati, come quello degli stupri praticati, anche nei territori italiani, dai marocchini, truppe assoldate dall’esercito francese.

Un quadro agghiacciante quello che descrive Di Michele. Quasi si stenta a credere di quanta disumanità sia capace il genere umano. L’impressione che si ricava dalla lettura di queste pagine è che la seconda guerra mondiale ha visto l’intelligenza al servizio del male come mai era accaduto nella storia della civiltà umana, e tutto questo è potuto avvenire nel cuore della civile Europa.

Le categorie economiche e gli stessi concetti filosofici sono insufficienti a spiegare tanto abominio, tanto spregio della persona umana. Lo stesso credente ha voglia di gridare: Dio, dov’eri?  «Questa non è guerra, questa è… un’altra cosa, noi non lo possiamo capire » diceva Eduardo De Filippo riferendosi alla seconda guerra mondiale in una sua celebre commedia, interpretando la parte un padre di famiglia napoletano richiamato alle armi, e concludeva il suo appassionato racconto dicendo, quasi implorando, ai suoi: «Facciamo il bene! Facciamo il bene!». C’è da chiedersi, di fronte ai tanti tamburi di guerra che risuonano nel mondo e nel cuore stesso del nostro continente, in che misura l’umanità abbia appresa la tremenda lezione del secondo conflitto mondiale.

È un libro, quest’ultimo lavoro di Vincenzo Di Michele, che fa riflettere, e rispetto al quale non si può rimanere indifferenti. Una compassione, che a tratti diventa sdegno, percorre tutte le pagine. È prima di tutto un atto d’accusa nei confronti della guerra, anche quella apparentemente giusta, che si porta dietro un carico enorme di disumanità, e finisce per far apparire assai labile il confine stesso degli umani sentimenti.

Lo scritto di Di Michele evoca altresì una dinamica che vediamo agire, con maggiore o minore intensità, alla fine di ogni guerra, che è sempre, a ben riflettere, guerra civile, perché interna al genere umano: la comprensibile esigenza di giustizia finisce per confondersi con il desiderio della vendetta, e gli oppressi di ieri possono diventare gli oppressori di domani, come lucidamente ammoniva Simone Weil.

Un’altra amara verità emerge dalla lettura di queste pagine, che ha a che fare con quelle che Giambattista Vico, nella Scienza nuova, chiama «boria delle nazioni» e «boria dei dotti», tendenze assai ricorrenti nella storia e a cui non sfugge di certo il secolo che ci siamo lasciati alle spalle: l’idea che ad una nazione sia assegnato dagli dei o da Dio una missione da compiere (da qui le piazze inneggianti e i sacerdoti benedicenti); mentre i “dotti” di Vico sono stati, nel Novecento, tutti quei professionisti del consenso adusi a servire con la loro penna il dittatore di turno, nonché tutti quegli intellettuali propensi a mettere tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra.

Vincenzo Di Michele non guarda in faccia a nessuno: dove vede il male lo denuncia e lo documenta, attenendosi alla più scrupolosa verità dei fatti (verum-factum, per rimanere a Vico). Del resto, chi, che non muova da una preconcetta visione ideologica, può negare che il chiaroscuro è il colore dominante nella storia della vicenda umana?

Questi pensieri ed altri si ricavano dall’interessante scritto di Di Michele, dal quale si apprendono molte altre notizie che non si conoscevano e che al lettore non vanno anticipate. Il libro è di lettura assai scorrevole: una prosa scarna ed efficace come i fatti che vi si raccontano, a tratti incalzante, sempre chiara, realistica e aliena da ogni pedanteria.

 

I DRAMMI TERRIBILI DELLE GUERRE – Recensione di Franco Presicci giornalista del giornale ” IL GIORNO” al libro “Le scomode verità nella II Guerra mondiale” di Vincenzo di Michele

14 Marzo 2024

I DRAMMI TERRIBILI DELLE GUERRE

Recensione al libro Le scomode verità nella II Guerra mondiale, di Vincenzo Di Michele

di Franco Presicci

MILANO – La guerra non è un’avventura, come qualcuno ha sentenziato. Non è un’esperienza di vita. La guerra sconvolge uomini e paesi, li incenerisce, li annienta. La guerra lascia ferite e traumi che non si dimenticano più. Il tuono delle bombe, il sibilo delle sirene, le corse ai rifugi antiaerei, le maschere antigas per i capi fabbricato, i pali messi a sostenere i soffitti dei pianterreni per evitare che un ordigno li faccia sprofondare, la paura, il terrore, gli urli delle mamme, i pianti dei bambini, il coprifuoco, le tessere annonarie, le fucilate contro persone innocue, gli stupri. Sentii dire che la guerra ha una funzione economica, anche perché disincrementa le nascite e assottiglia le popolazioni. Cinismo, disumanità, ignoranza, e magari interesse in chi durante la guerra fa lievitare il conto in banca.

Ho novant’anni e negli anni della guerra ero in grado di assimilare ciò che stava succedendo. Con i miei familiari ero sfollato a Martina Franca, dove arrivavano le voci dei disastri, tutte inquietanti, ansiogene. E dal piazzale del trullo la notte potevamo vedere l’orizzonte che s’infiammava. Lì c’era Taranto. Da bambini ci dicevano: arrivano gli americani, i liberatori, chissà se passeranno da qui; e se lo fanno che sarà di noi? Sarà un bene o un male? I tedeschi, passati da alleati a nemici, evacuavano, facendo altre distruzione, altri morti, altri feriti: per dispetto, per rabbia, per crudeltà.

Gli americani ci “regalarono” prima le bombe, poi le chewing gum, la cioccolata, le sigarette Lucky strike, il woogie boogie. Alcuni sposarono le nostre donne, altri le lasciarono spegnendo in loro il sogno americano, altre vennero stuprate e lasciate sulla strada. Ricordo la borsa nera, il pane razionato, gli ordigni atomici su Hiroshima e Nagasaki … Terminato il conflitto, la gente sentì il bisogno di distrarsi, di dimenticare, di disperdere l’angoscia, affollando le balere. Dimenticò davvero?

Poi abbiamo vissuto quasi 80 anni di pace, con l’illusione che mai più l’uomo avrebbe perduto i lumi della ragione. E invece ci ritroviamo nell’inferno con l’Ucraina quasi rasa al suolo e la striscia di Gaza infiammata, con la tregua che balugina tra un giorno e l’altro, insanguinati. La televisione manda immagini terrificanti: palazzi crollati, sventrati, scheletri di cemento, gigantesche macerie su migliaia di vittime, che i superstiti bagnano di lacrime. Ci domandiamo con paura: E se questa follia coinvolge altri Paesi? E se un potente fuori di testa, andando oltre le minacce, decide di sganciare la bomba atomica? Sarebbe l’apocalisse.

L’uomo dissolve ciò che tocca. Chi odia la guerra e chi la teme sono impotenti, indignati, terrorizzati, disgustati nel vedere chi ordina la distruzione di massa sorridere davanti alle telecamere fra le mimose, simbolo di delicatezza, virtù delle donne, di riscatto da una condizione di ingiusta inferiorità. Che c’entra con la mimosa l’uomo che annulla un Paese con disumana freddezza? E gli altri? Hanno le loro colpe.

L’abbiamo già vissuta la guerra in casa: non vorremmo che proseguisse, sconfinasse, accrescendo i lutti e il dolore. Immagino la sorpresa di Arrigo Benedetti quando entrò a Tombolo e incontrò i contadini che si tenevano lontano dai campi che erano stati minati; e nelle baracche degli Alleati erano ammonticchiati farina, birra in scatola, pizza preconfezionata, zucchero…

Curzio Malaparte, futuro autore de “La pelle” (uscirà nel ‘49), descrisse i drammi di Napoli tra “segnorine” e sciuscià, fame, miseria, disastri, tormenti, una città meravigliosa, quasi unica, sconvolta. A Livorno i tedeschi disseminarono le strade di penne stilografiche e altri oggetti trasformati in ordigni che strapparono dita o mani o gambe, la vita a chi ebbe l’imprudenza di toccarli. La cattiveria, la brutalità fatte persona. Oltre a Napoli, Palermo, Roma, Pescara, Livorno… bombardate. A Milano la pioggia di fuoco mutilò la Scala, la Galleria Vittorio Emanuele, piazza San Fedele, demolì una scuola elementare a Greco, facendo un centinaio di morti. Ricordi non in ordine di data, ma lancinanti.

A scatenare la memoria non sono stati soltanto i conflitti in Ucraina e nella striscia di Gaza, ma anche un libro di Vincenzo Di Michele intitolato “Le scomode verità nascoste nella seconda guerra mondiale” (Edizioni Vincenzo Di Michele, Roma, 2024), interessante, stile limpido, scorrevole. Di verità nascoste ce ne sono state davvero tante. Un esempio? Le foibe. Occultate per anni. Migliaia di corpi gettati negli anfratti, nelle grotte per sottrarli alla scoperta. Quante donne sono state violentate nella seconda guerra mondiale, in casa, in strada, ovunque. Quanti soprusi sono stati perpetrati contro le donne, ridotte allo stato di schiave anche nei posti di lavoro.

 

Sul fronte orientale i tedeschi violentarono le donne russe, mentre in Ucraina e Bielorussia rastrellarono e sterilizzarono le giovani donne e poi le assoldarono per soddisfare i desideri sessuali del loro esercito… La Germania era totalmente distrutta e in una situazione di grave indigenza”. Pagine crude, senza voli stilistici. Si inoltrano nei crimini nazisti, negli orrori dei campi di concentramento, dove la vita non aveva alcun valore, dove l’annientamento di massa era fatto sistematicamente: una vita si trasformava in fumo che usciva dai comignoli dei forni crematori. “Tu passerai per il camino”. E migliaia di esseri umani ci passarono.

Di Michele dà spazio ai racconti delle donne ebree che sono riuscite a salvarsi dai campi recintati col fil di ferro spinato, con ferite sul corpo e nell’anima che non si cancelleranno mai. “Avrei voluto essere un cane, perché ai nazisti piacevano i cani”. I tedeschi non avevano una coscienza o un barlume di ragione… Consideravano subumani i prigionieri: “tutti esseri deboli, fisicamente tarati e sempre con le mani alzate in segno di resa, perennemente propensi alla sconfitta e al pianto”.

Nel loro comportamento squilibrato i soldati di Hitler non facevano altro che infliggere violenze e umiliazioni. “Aizzavano i cani che mordevano i genitali agli uomini e il seno alle donne. A seguire premiavano queste bestie con carezze e coccole in maniera smisurata”. Uomini e donne per la fame e le scudisciate erano scheletri con gli occhi infossati. Uomini e donne, persone, certi di non sopravvivere fino al giorno dopo. I racconti di chi ce l’ha fatta sono tremendi. Umiliante è il numero che portano ancora sul braccio: numero che sta a testimoniare la condizione in cui erano ridotti: un numero e basta. Senza un nome. Senza più una storia. Fantasmi in cammino, chi aveva ancora la forza di muovere le gambe per fare un passo.

 

Alla fine della guerra, davanti ai tribunali i responsabili di questi crimini si difesero dicendo che avevano obbedito agli ordini. Questo li assolve? Kappler fuggì dal Celio, un giorno di agosto. Forse raggomitolato in una valigia? L’ipotesi s’impose. Ma chi fu complice della fuga? Erich Priebke anche dinanzi al tribunale mantenne la sua boria senza allentarla un momento, sicuro di aver operato bene. Almeno così quando lo si vedeva comparire sul piccolo schermo. Chi è stato complice delle fughe dei nazisti che dovevano rendere conto delle loro azioni? Di Michele risponde senza esitazioni, senza dubbi.

C’è un uomo – lo ricorda anche Di Michele – che tenacemente, instancabilmente, cercò ovunque i criminali nazisti, acciuffandone non pochi. Si chiamava Simon Wiesenthal, ed era stato liberato dagli alleati nel maggio del ‘45 dal campo di sterminio di Mauthausen. Di Michele incalza. Episodio dopo episodio, storia dopo storia. Compresa quella della scomparsa di Ettore Majorana, il fisico scomparso la sera del 25 marzo ‘38, a 31 anni. Era molto stimato da Enrico Fermi, che scrisse al duce per sollecitarne la ricerca.

ll libro contiene anche una serie di immagini, tra cui quelle terribili delle bombe su Hiroshima (il 6 agosto) e su Nagasaki (il 9) del 1945. Scorrono anche quelle di Pierre e Marie Curie nel loro laboratorio all’Istituto di Fisica e Chimica di Parigi, e scene sulle brutalità della guerra. Ce n’è abbastanza. Speriamo di non vedere più affisso sui muri il manifesto con la scritta “Tacete, il nemico vi ascolta”. E speriamo di non vedere più nemmeno la foto della donna anziana vestita di nero che si aggira tra le macerie del suo paese.

Milano, 10 marzo 2024

Le scomode verità nascoste nella II guerra Mondiale

13 Gennaio 2024
Il nuovo libro di Vincenzo Di Michele
Recensione dello storico Giuseppe Lalli nella rivista Italiani nel Mondo

Vincenzo Di MicheleDurante il secondo conflitto mondiale, i militari erano costretti all’utilizzo del preservativo e a subire cure mediche, compresa una soluzione disinfettante applicata nella zona genitale. Al contrario, le donne erano considerate semplici oggetti da sfruttare.

Durante il massacro degli ebrei, i soldati al servizio di Hitler si giustificarono in modo ignobile affermando: “Ho solamente seguito gli ordini”. Al tempo stesso, l’intera popolazione tedesca abbassò lo sguardo, rifiutandosi di vedere la realtà. Una donna sopravvissuta ai campi di concentramento raccontò: “Avrei preferito essere trattata come un cane. Ci incitavano ad attaccare e ci morsicavano genitali e seno, ricevendo poi eccessive dimostrazioni di affetto e carezze come ricompensa”.

Il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki è stato una decisione imprudente, pianificata e disastrosa da parte dell’esercito americano. Questa minoranza al potere ha rifiutato di considerare alternative valide proposte da una vasta maggioranza di persone ragionevoli, tra cui scienziati e figure di spicco.

Inoltre, emergono altre verità scomode, come la misteriosa scomparsa dello scienziato italiano Ettore Majorana, consapevole del grave pericolo legato all’arma atomica, e la complicità del governo statunitense nella fuga dei criminali nazisti, inclusi i loro scienziati. L’impiego di questi ultimi da parte degli Stati Uniti è stato uno strumento nella prossima lotta tra gli USA e l’URSS nell’era della guerra fredda.

Copertina le scomode veritànascoste nella II guerra mondiale (PDF)
Recensioni “Le scomode verità nascoste nella II Guerra Mondiale” (PDF)

Il racconto del capitano della Lazio su Franz Beckenbauer nella loro esperienza calcistica al Cosmos, dal libro di Vincenzo Di Michele: “Pino Wilson vero capitano d’altri tempi”

11 Gennaio 2024

Vincenzo Di MicheleArrivai al Cosmos all’età di 33 anni, nel pieno della mia maturità calcistica. Appartenendo a una squadra di vertice del campionato e avendo giocato in Nazionale e anche ai mondiali del ’74, pensavo in quei tempi, di aver oramai raggiunto il mio apice calcistico. Invece fu proprio  il campo a smentirmi grazie al  contatto gomito a gomito con quei campioni, ogni giorno negli allenamenti. Pelé: una storia a parte. Ogni volta che arrivava al campo, con umiltà e dedizione si metteva a palleggiare per più di un’ora. Vedevi quella palla accarezzata e coccolata dai suoi piedi che prendeva traiettorie funamboliche. Per non parlare della tecnica e della potenza balistica di Carlos Alberto, il capitano della Nazionale brasiliana campione del mondo nel 1970 in Messico. Però il giocatore che mi diede la possibilità di arricchire ulteriormente il mio bagaglio tecnico,poiché giocava nel mio stesso ruolo, è stato proprio Franz Beckenbauer. Con lui affinai la chiave di lettura dell’azione in via anticipata giacché la sua notevole intelligenza tattica, gli permetteva una visuale di ampio raggio.

A proposito di Beckenbauer, come non raccontare questa storia?

In quel campionato, non giocai nella mia solita posizione. Del resto,nel ruolo di libero non giocava uno qualsiasi, bensì un certo Franz Beckenbauer. Quel giorno si  giocava una partita decisiva per l’ assegnazione del titolo. Faceva molto caldo e faticavamo molto in campo e le energie venivano sempre meno. Nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, dopo una prima parte della gara giocata in maniera pessima della nostra squadra, mi avvicinai a Chinaglia e gli dissi che Beckenbauer era in giornata no. Praticamente,la sua prestazione stava condizionando negativamente l’andamento di tutta la squadra. Appresa la mia comunicazione, Giorgio dapprima mi guardò un po’ perplesso, poi replicò:
“Ma sei sicuro?”.

Gli risposi: “Certo che sì!”. Quindi, si allontanò.

Dopo circa un minuto lo vidi mentre si defilava in un colloquio appartato con l’allenatore Eddie Firmani. Udii solamente Chinaglia che testualmente stava così ribattendo al nostro allenatore, in modo imperioso: “Sì! Il tedesco! Hai capito bene! Deve uscire il tedesco!”. Come rientrammo in
campo, notai che Beckenbauer era stato sostituito. Fortunatamente nel secondo tempo la partita si tramutò positivamente e la vincemmo, ma non ho ancora il coraggio di pensare alla possibile reazione di Chinaglia e a tutte le conseguenze per via di quella forzata esclusione di Beckenbauer, nel caso l’avessimo persa.

Grazie Pino, il tuo ricordo continua a vivere nei tuoi racconti

Vincenzo Di Michele

Copertina e retrocopertina libro Pino Wilson

Copertina e retrocopertina libro Pino Wilson

Il 16 luglio 2021 alle ore 18 Vincenzo Di Michele al Castello Caetani di Trevi nel Lazio, presenta la II edizione del Premio Mario Mariozzi

14 Luglio 2021


Il 16 luglio 2021 alle ore 18  Vincenzo Di Michele al Castello Caetani di Trevi nel Lazio,  presenta la II edizione del Premio Mario Mariozzi

IL Pallone nel cuore , l’uomo e le storie  nella II edizione del premio Mario Mariozzi.

Con la partecipazione di Francesco Repice (radiocronista RAI) Giuseppe Incocciati (tecnico ed ex calciatore Milan e Napoli), Maurizio Stirpe ( Presidente del Frosinone), Massimo Pulcinelli (Presidente dell’Ascoli),  Giacomo Faticanti ( calciatore as Roma) Americo Mancini (giornalista gr1 RAI).

Interverrà Antonio Tajani, Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali Del Parlamento europeo

Presenterà l’evento lo scrittore Vincenzo Di Michele e l’appuntamento è fissato per venerdì 16 Luglio al Castello Caetani di Trevi nel Lazio,

Novità editoriale – La nuova versione del libro “Io prigioniero in Russia” con oltre 55.000 copie vendute e vincitore di premi storici è stata pubblicata con Edizioni Vincenzo Di Michele

12 Luglio 2021
Nel suo diario autografo un giovane alpino della divisione
Julia racconta la sua cruda avventura durante la seconda
guerra mondiale. La sua infanzia; la partenza in guerra; la
prima linea in battaglia con i russi che ubriachi di vodka si
gettavano con ferocia all’assalto frontale contro le truppe
italiane; la marcia verso i campi di concentramento e la
lunga permanenza nei gulag sovietici e infine l’insperato
ritorno a casa dopo quattro duri anni.
 
GENNAIO 1943: IL mio ingresso al Campo di prigionia di TAMBOV
Se avessero scritto su un cartello all’ingresso di quel maledetto
lager,“Benvenuti all’inferno”, la realtà non sarebbe poi stata
tanto diversa. Nel periodo della mia permanenza a Tambov, che
va da gennaio 1943 a maggio del 1943, si riscontrò un tasso di
mortalità del 90%. Detto in parole povere, ogni cento uomini
che entrarono in quel campo, solo dieci e abbastanza malconci
rimasero indenni. “E anche io, malgrado tutte le disavventure,
sono stato tra quei fortunati baciati dalla sorte”.

 

Intervista di Lide magazine New York in esclusiva con Vincenzo Di Michele

28 Aprile 2021

Qui puoi leggere l’intervista

Il libro “Alla ricerca dei dispersi in guerra” di Vincenzo Di Michele è acquistabile in EDICOLA a Euro 9,90 in allegato ai quotidiani: Il Messaggero Veneto; Il Piccolo; IL Mattino di Padova; Il Corriere delle Alpi; La Tribuna di Treviso; La Nuova di Venezia e di Mestre.

27 Aprile 2021
La prima tappa era alla stazione dei treni dove attendevamo e trepidavamo alla vista dei lenti convogli carichi di reduci miracolati. In una manciata di minuti si consumava amaramente quella lunga e speranzosa attesa. «Niente da fare, anche quel giorno, mio padre non era presente.» A seguire ci contattò un individuo che in cambio di denaro ci forniva notizie di mio padre disperso in Russia. Scoprimmo però che era solo un raggiro. Aveva infatti già contattato diverse famiglie per truffarle e cosa più grave: per illuderle.”
 
Il libro “Alla ricerca dei dispersi in guerra” di Vincenzo Di Michele è acquistabile in EDICOLA a Euro 9,90 in allegato ai quotidiani: Il Messaggero Veneto; Il Piccolo; IL Mattino di Padova; Il Corriere delle Alpi; La Tribuna di Treviso; La Nuova di Venezia e di Mestre.
 

Il Libro Cefalonia Io e la mia storia in allegato al Mattino di Padova dal 13 marzo

16 Marzo 2021

Il Libro “CEFALONIA; IO E LA MIA STORIA”  è acquistabile in EDICOLA dal 13 Marzo a Euro 9,90 in allegato al quotidiano: Il Mattino di Padova

 

 

il Libro Animali in guerra Vittime innocenti in allegato al messaggero Veneto , Il Piccolo, Il Corriere delle Alpi e la Nuova Venezia dal 13 marzo

11 Marzo 2021

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