Intervista di Vincenzo Di Michele rilasciata alla radio internazionale Russa “LA VOCE DELLA RUSSIA”

Il figlio di un soldato italiano: “si deve dare onore alla Russia”

Niva Mirakyan ed Elena Kovalenko – 1.07.2011, 18:52

ASCOLTA L’INTERVISTA A VINCENZO DI MICHELE

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Il destino dei soldati italiani che combatterono in Russia. A giudicare dalla posta redazionale, questo tema rimane caldo in Italia. Nell’anno del 70 anniversario dell’inizio della guerra della Germania nazista contro l’Unione Sovietica, che in Russia viene chiamata Grande Guerra Patriottica, “si deve dare onore alla Russia”,- ha deciso il figlio del soldato, scrittore Vincenzo Di Michele che combatté in Russia.

Intanto il nostro assiduo ascoltatore e Presidente dell’Associazione dei radioascoltatori italiani Giancarlo Venturi ci chiede di trovare negli archivi il Notiziario N 630 di Radio Mosca, constatando che 70 anni fa l’Italia combatté dalla parte ingiusta. Sopravvissuti nei sanguinosi combattimenti a Stalingrado, durante il gelido inverno russo, nei lagher della morte, nel dopoguerra tentarono di raccontare di tutto ciò nei loro libri come, per esempio, “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern. Ed ora giò i figli di quei soldati scrivono i propri libri su questo tema eterno.

Il libro di Vincenzo Di Michele “Io, prigioniero in Russia” basato sul diario del suo padre Alfonso Di Michele e’ stato un vero successo per l’autore. La cifra di 50 mille copie gia’ vendute fa impessione. Il libro racconta la storia di un giovane ragazzo abruzzese che nel 1942 e’ stato mandato a combattere in Russia a ridosso del Fiume Don e ha sopravvissuto nella prigione russa grazie paradossalmente alle donne russe. Con Vincenzo Di Michele parla il nostro corrispondente Niva Mirakyan.

Corrispondente: La “Grande Guerra Patriottica”, cosi e’ chiamata in Russia la Seconda Guerra Mondiale, e’ stato il periodo piu tragico della storia dell’ex-Unione Sovietica. Perchè Lei ha deciso di affrontare quest’episodio epocale?

Di Michele: Perchè mio padre prima di morire nel 1993, dopo ben 40 anni, ha deciso di scrivere un diario raccontando la sua guerra in Russia. E, quindi, ha raccontato la sua avventura di un giovane ventenne che e’ andato a combatere in Russia nella Seconda Guerra Mondiale. E,quindi, ho sentito il dovere di rendere una nuova visione storica, un nuovo panorama storico come mai prima si era raccontato perchè si e’ parlato sempre di strategie di guerra ma non della guerra di ragazzi di 20 anni e del popolo italiano e del popolo russo.

Corrispondente: Che cosa ha scoperto della Russia e dei russi mentre faceva la ricerca per il Suo libro, che non sapeva prima?

Di Michele: Un popolo di grande umanità. E’ stato sempre descritto nei libri… diciamo di queste sofferenze patite dagli italiani per via dei russi. Indubbiamente, la guerra e’ guerra, ma quello che non sapevo e’ stata l’umanità e soprattutto delle mamme russe perchè se io devo raccontare per quale motivo io sono ancora in vita, lo devo alle mamme russe che hanno aiutato tanti, tanti italiani.

Corrispondente: Che impressione ha fatto la Russia sul protagonista del Suo libro e come si e’ sentito li?

Di Michele: La Russia era un glomerato in mezzo della Seconda Guerra Mondiale perchè parlavamo ancora dell’Unione Sovietica. Io, quindi, tutta questa storia l’ho dovuta rivivere attraveso i racconti di mio padre. E non si puo negare come questi migliaia di morti che ci sono state, lo stesso mio padre ha fornito una nuova lezione perchè neanche la Russia si aspettava quell’enorme massa di prigionieri che hanno fatto. E poi si deve dire anche un’altro racconto che nessuno mai mette in evidenza. Gli stessi russi hanno avuto milioni e milioni di morti perchè addirittura, se non erro sono stati 20 milioni, hanno avuto piu perdite umane. Ma io di queste storie, però, di un ragazzo ventenne, di queste storie d’amore che si sono venute a verificare con dei prosegui nel tempo, le vorrei raccontare e anche tradurle in russo perchè e’ stato un nuovo modo adesso di vedere questa storia – non piu racconti militari e racconti di guerra ma racconti di popoli, racconti di decrezioni. Mio padre mi ha descritto le isbe e le mamme russe, quelle che facevano nella vita. Cioè, che hanno fatto nella vita vera. E’ una nuova realtà per noi italiani che non conoscevamo. Per questo con questo libro sono state vendute 50 mille copie e ho vinto premi alla memoria storica

Corrispondente: Perchè a Suo avviso, oggi, nel 2011, e’ ancora importante scrivere dei libri sulla Seconda Guerra Mondile?

Di Michele: Perchè e’ importante il revisionismo storico. Fino adesso hanno descritto la Russia come un luogo di sofferenza dove sono morti tanti italiani. E’ vero, lo devo dire, sono morti tanti italiani e anche tanti russi però si deve dare onore alla Russia. Innanzitutto, che il popolo italiano e’ andato li a combattere e quindi abbiamo invaso e poi la Russia come si sono trovati questa guerra in casa e nessuno ha mai messo in evidenza l’umanità di questo popolo, un grande umanità, e un grande aiuto e se io sono ancora qui oltre alle mame russe e’ stato per vie di queste ragazze, forse ci sono state anche storie d’amore, i famosi “italiansky khorosho”. Ma grazie a loro, grazie alla Russia io ho raccontato nuovi particolari, una nuova nazione che forse merita di essere approfondita.

Corrispondente Nel film-culto sovietico sulla Grande Guerra Patriottica “Il padre di un soldato” girato nel lontano 1964, il padre seguì il tragico destino di suoi figlio. Nel nuovo millennio il figlio del soldato Vincenzo Di Michele, attraverso il destino di suo padre ha raccontato degli italiani, che combatterono in Russia e videro con i propri occhi le sofferenze e l’onore del popolo russo. Il figlio del soldato ha deciso che si deve dare onore alla Russia.

Dalla radio ” La Voce della Russia ” Avete ascoltato il servizio del nostro corrispondente Niva Mirakyan.

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